La
storia che vi racconto questo mese accadde a Sersale, in provincia di Catanzaro, durante il
ventennio fascista. E' la storia di Carmela, una donna, una sposa, una madre.
Una storia del tutto simile alle due precedenti, perché simile è l'esistenza
delle persone semplici. A spegnere improvvisamente la vita di questa donna non ci
fu, però, una mano assassina com'era accaduto per Giuditta
e Teresa,
qui la tragicità avvenne ad opera della natura o, se vogliamo, del destino
infausto.
Carmela
era una contadina della Calabria del primo novecento, sposata a un pastore.
Un'esistenza semplice la sua, fatta di piccole gioie, come l'arrivo dei figli,
ma anche di tanta fatica e di sacrifici che nelle famiglie contadine non risparmiavano neanche
i bambini, abituati, fin dalla tenera età, ad aiutare i genitori nel lavoro
domestico e nei campi. La sua storia rispecchiava quella di tante donne del suo tempo
fino a quando, nel 1929, accadde il tragico imprevisto che la rese famosa in
tutta Italia.
Carmela
lavorava in una località chiamata "Mirtilliettu", sulla costa ionica
catanzarese, dove soleva rimanere per buona parte dell’anno per procurare il
grano necessario per il pane. Suo marito spesso era lontano, per seguire gli
animali al pascolo e la donna restava sola con i figli. Il 21 febbraio del
1929, era una bella giornata, il cielo sembrava quasi voler preannunciare l’arrivo
di una precoce primavera e Carmela decise di rientrare al paese, a Sersale, insieme ai
due figli più piccoli: Costanza di nove anni e Francesco di cinque.
La
donna si mise in viaggio con i bambini e due asini carichi di grano, ella
portava con sé anche un pezzo di stoffa che aveva conservato gelosamente per
farsi fare una nuova gonna dal sarto del paese. Mentre percorreva la mulattiera
che dalla marina saliva verso Sersale, situato nella presila catanzarese,
il tempo, improvvisamente,
cominciò a mutare. Il cielo si chiuse diventando pallido e un vento freddo
cominciò a soffiare dalle montagne, trasportando con sé qualche fiocco di neve.
Sorpresa da quel repentino abbassamento della temperatura, Carmela
affrettò il passo ma il vento cominciò a diventare più impetuoso e la neve
prese a cadere copiosa, finché una vera e propria bufera si abbatté sulla zona
imbiancando, in pochi minuti, tutto il paesaggio circostante. Sopraffatti
dall’abbondante nevicata, Carmela e i suoi figli cercarono di raggiungere in
fretta il paese ma i bambini cominciarono a soffrire il freddo e rallentarono il
passo, la madre li esortava a continuare mentre spronava i due asini col loro
prezioso carico. I bambini piangevano per il freddo e Carmela, allora, prese in
braccio il piccolo Francesco e proseguì il cammino sulla neve che era già alta,
esortando
la figlia più grande a seguirla senza fermarsi.
Anche
gli animali, con i loro carichi, faticavano nel proseguire il cammino e, dopo
poco, uno dei due asini cadde a terra morto dal freddo, vicino a un luogo
chiamato nel gergo locale: "i tri cavunielli".
Stava
percorrendo quella stessa mulattiera un agricoltore del luogo, di nome Felice
Torchia, anche lui sorpreso dalla tormenta di neve mentre risaliva in paese.
Incrociando la donna la esortò ad abbandonare l’asino e a proseguire il cammino
più in fretta con i figli ma Carmela non volle dargli ascolto e, convinta di
potercela fare, con Francesco in braccio e Costanza al suo fianco, continuò a
spronare l’asino che le era rimasto e che era prezioso per eseguire i faticosi
lavori di campagna.
La
speranza di riuscire a raggiungere il paese si era rafforzata, perché in lontananza
si scorgevano le prime case del centro abitato.
Ma, poco dopo, anche l’altro asino cadde a
terra morto. Francesco e Costanza erano
piccoli e cominciarono anche loro a mostrare i primi segni di congelamento, la
madre se ne avvide e, disperata, si
tolse i miseri vestiti che portava addosso e vi coprì i figli, cercando in questo
modo di scaldarli. Con la leggera sottoveste che le era rimasta addosso, la sfortunata donna continuò a camminare a stento nella neve,
con Francesco in braccio e tenendo Costanza per mano, mentre il vento gelido e
impetuoso soffiava su di loro imbiancandoli di neve e gelandogli il sangue nelle vene. Il paese era lì, a poche centinaia di metri, quando Carmela cadde a terra nella
neve, cercò di rialzarsi ma non ce la fece, cercò di chiamare aiuto ma la voce
non le uscì dalla bocca, allora, resasi conto di quanto le stava accadendo, abbracciò forte a sé i figli, cercando di
ripararli col suo corpo dal grande freddo.
Nel frattempo, Felice Torchia era
arrivato in paese chiedendo l'aiuto dei
compaesani per soccorrere la povera Carmela e i suoi figli in balìa della tormenta lungo la mulattiera. Dalle
case uscirono i primi soccorritori che si diressero verso il punto indicato loro dal
Torchia. La bufera, intanto, aveva iniziato ad attenuarsi e gli uomini riuscirono
a localizzare la povera donna nella bianca distesa. Carmela e i bambini furono
trasportati in una delle prime case e messi vicino al focolare, mentre qualcun
altro corse a chiamare il dottore ma, quando questi giunse sul posto, Carmela
era già spirata per assideramento.
Francesco e Costanza si salvarono grazie al
sacrificio della loro mamma, che non aveva esitato a denudarsi per ricoprirli
con le sue vesti e li aveva riscaldati
col calore del suo corpo, stringendoli a sé in un ultimo abbraccio d’amore.
La tragedia di Carmela Borelli e il suo atto
d’amore verso i figli rimbalzò, nei giorni seguenti, sui giornali italiani e sia la
"Tribuna Illustrata" che il "Mattino Illustrato" le dedicarono la copertina del 1° marzo 1929, facendo conoscere
a tutti la storia di questa, fino allora, sconosciuta donna calabrese, che
divenne la “Madre Eroica” d’Italia.
Le piccole italiane
di Milano offrirono al comune di Sersale un monumento in marmo bianco che rappresenta una
colonna spezzata, simbolo della vita della giovane mamma spezzata troppo precocemente.
Il monumento è ancor oggi presente nella
piazza dedicata proprio a Carmela Borelli. Il suo paese, inoltre, la ricorda con l'intitolazione di una strada e della scuola elementare.
Credo che non esistano foto di Carmela Borelli, quindi, vi lascio alle raffigurazioni che di lei fecero le prime pagine dei giornali dell'epoca: "Il mattino illustrato" e la "Tribuna illustrata".
Sersale, 21 febbraio 1959 Gli scouts rendono omaggio al monumento di Carmela Borelli, in occasione del 30° anniversario della morte. |
Anche la città di Cosenza le ha intitolato una scuola elementare, mentre lo scrittore calabrese Michele Scarpino, le ha dedicato il libro "Una mamma eroica. Carmela Borelli" edito da Frama Sud nel 1979.
A Sersale, recentemente, è sorta anche l'Associazione Pro Fondazione Carmela Borelli con scopi di solidarietà e utilità sociale. Anche la proloco di
Sersale l'ha voluta ricordare, istituendo il premio “Carmela Borelli” che ogni anno premia la donna
calabrese che si è distinta per qualche gesto importante.